Cosa sono le Fibre Artificiali?
Le fibre artificiali sono quelle fibre create con materiali di origine naturale miscelate a sostanze sintetiche.
Vengono spesso confuse con le fibre sintetiche, ma si distinguono da queste poiché utilizzano una parte di materiali naturali (invece di utilizzare il 100% di materiali sintetici).
Questi materiali naturali possono essere formati da cellulosa (il componente principale di piante e frutti), o proteine derivate da elementi vegetali come piante, orticacee, alimenti, o in alcuni casi dal DNA di animali.
Le fibre artificiali possono essere definite fibre di cellulosa, fibre cellulosiche, fibre di cellulosa rigenerata, fibre proteiche o materiali bio-based (interamente o parzialmente composti da biomassa).
La crescente richiesta di moda sostenibile e abbigliamento vegan, spinge la scienza verso una costante ricerca di nuove fibre ecologiche e animal friendly.
Nell’ultimo decennio abbiamo infatti assistito alla nascita di numerose fibre artificiali derivate da agrumi, latte, mais, vinaccia, scarti della produzione di mele e di ananas, acqua di cocco, frutta, cactus, da alberi come l’eucalipto ed il faggio.
La sostanziale differenza tra fibre tessili artificiali e fibre tessili sintetiche risiede quindi nel fatto che le fibre artificiali contengono una buona parte cellulosa o proteine di origine vegetale, mentre le fibre sintetiche contengono esclusivamente sostanze sintetiche derivate per lo più dal petrolio.
Pur utilizzando materiali di origine naturale le fibre artificiali non possono essere definite fibre naturali.
Quali sono le Fibre Artificiali
Le fibre tessili artificiali sono classificabili come Viscosa, crescono di numero di anno in anno diventando sempre più innovative dal punto di vista del comfort e della sostenibilità.
Queste sono le fibre artificiali più conosciute:
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Come nascono le Fibre Artificiali
Il rayon è la prima fibra tessile artificiale prodotta dall’uomo, in commercio dal 1880, fu creata in Francia dove venne originariamente sviluppata come alternativa economica alla seta. La maggior parte della produzione di rayon inizia con la polpa di legno, sebbene qualsiasi materiale vegetale con lunghe catene molecolari si possa adattare.
Ci sono diverse tecniche di produzione per le fibre artificiali, ma il metodo più comune è noto come processo “viscosa“, da cui deriva il nome dell’omonima fibra. Nel processo viscosa, la cellulosa viene trattata con soda caustica (alias: idrossido di sodio) e disolfuro di carbonio, convertendola in un liquido dorato altamente “viscoso” con colore e consistenza simili al miele.
Il fluido viene filtrato per rimuovere le impurità, forzato attraverso fori molto piccoli direttamente in un bagno chimico dove indurisce in fili sottili. Quando lavati e sbiancati, questi fili diventano una fibra artificiale, poi un filato e infine un tessuto.
Una rapida scansione della viscosa può evidenziare come questa “non sia sicura per l’ambiente”, e la ragione per cui la produzione di fibre artificiali è ritenuta dannosa per l’ambiente si basa principalmente sulle sostanze chimiche utilizzate nel processo di produzione, sul consumo di acqua ed energia.
Sebbene l’idrossido di sodio sia utilizzato abitualmente nella lavorazione del cotone organico ed è quindi approvato dal GOTS Global Organic Textile Standard, il disolfuro di carbonio può causare danni al sistema nervoso in caso di lunga esposizione.
Anche il “bagno chimico” per indurire i fili della fibra viene fatto con un materiale tutt’altro che sostenibile, l’acido solforico.
Queste sostanze chimiche restano solo in minima parte sui tessuti che indossiamo quotidianamente. La prova di questa affermazione è che gran parte delle fibre artificiali possono essere certificate Oeko-Tex: una certificazione tessile che analizza i tessuti alla ricerca di eventuali sostanze chimiche dannose per l’ambiente e per la salute umana.
Il problema ambientale deriva quindi dallo smaltimento dei prodotti chimici: l’idrossido di sodio, sebbene non dannoso per l’uomo, è comunque dannoso per l’ambiente, poiché troppo spesso viene scaricato in acqua senza una corretta depurazione, contribuendo così all’inquinamento ambientale.
Lo stesso vale per il disolfuro di carbonio e, chiaramente, per l’acido solforico. Da valutare con attenzione anche l’aspetto delle emissioni in aria di queste sostanze chimiche, le quali contribuiscono all’aumento di gas serra nell’atmosfera contribuendo al riscaldamento globale.
La tessitura delle fibre tessili artificiali in tessuto, quando fatta in modo convenzionale, in luoghi remoti dove le leggi nazionali non tutelano l’ambiente, e senza gli standard delle certificazioni tessili, è ugualmente devastante, sia per il massiccio uso di sostanze chimiche che per il consumo di acqua.
Fibre Artificiali Ecologiche
Le fibre tessili artificiali sono parzialmente biodegradabili, si decompongono nel terreno o in acqua, ma la maggior parte di loro rilascia numerose sostanze chimiche. Motivo per cui il loro ciclo di vita non finisce nel compostaggio, bensì negli appositi contenitori per lo smaltimento di abiti usati, o nella raccolta indifferenziata.
In alcuni casi, se non miscelate con atre fibre, è possibile riciclarle, ma le aziende che si occupano di questo processo sono decisamente poche in Europa.
Sebbene la produzione di fibre artificiali sia attuata da molti anni, solo 2003 è stato ideato un metodo per utilizzare la pianta di bamboo in questo processo, una pianta di per se molto sostenibile: è una pianta infestante e cresce rapidamente, non necessita di pratiche agricole particolari, ne di sostanze chimiche come pesticidi e fertilizzanti, richiede poca acqua.
Sentiamo parlare di fibre estratte da eucalipto, faggio, soia, proteine del latte, ecc, ma restano tutti sinonimi di viscosa: le fibre sono create allo stesso modo partendo dalla cellulosa, ma con processi produttivi che si differenziano molto tra loro, soprattutto se parliamo di sostenibilità.
Sicuramente il processo di produzione standard delle fibre artificiali non può considerarsi ecologico, ma conosciamo fibre artificiali come Tencel, Orange Fiber, Lanital e altre che possiamo considerare ecologiche.
Queste fibre sono dei “marchi” attribuiti a delle fibre artificiali con processi di produzione a basso impatto ambientale, principalmente basati su sistemi a circuito chiuso: le sostanze chimiche e le risorse idriche vengono riciclate e riutilizzate, senza doversi preoccupare dello smaltimento di tale sostanze.
Oltre il 99% del solvente può essere lavato dalla fibra e purificato per il riutilizzo, il che riduce al minimo le emissioni e preserva il consumo di risorse. Ad esempio, l’azienda austriaca Lenzing AG proprietaria del marchio TENCEL -fibre artificiali di Modal e Lyocell estratte rispettivamente da Eucalipto e Faggio- utilizza un nuovo solvente non tossico chiamato “ossido di ammina”, e la cellulosa delle piante viene disciolta in “ossido di metilmorfolina”, una sostanza che sostituisce l’acido solforico.
L’acido acetico, lo xilosio e il solfato di sodio vengono filtrati e separati e riciclati come ingredienti chiave nell’industria alimentare e del vetro. I materiali rimanenti sono usati come energia per il processo a ciclo chiuso ideato da Lenzing AG.
Chiaramente, queste fibre artificiali hanno un costo più elevato, a tal proposito nasce un progetto ideato da H&M in collaborazione con IKEA e Stora Enso: TreeToTextile, un’idea che ha come obbiettivo quello di creare abbigliamento ecologico con una fibra artificiale a basso costo. Leggi il nostro articolo “TreeToTextile” arriva la Moda Sostenibile Low Cost
Abbigliamento in Fibre Artificiali
Naturali. Confortevoli. Biodegradabili. Rinnovabili. Sostenibili. Chiaramente sono aggettivi attribuibili solo alle fibre artificiali certificate a basso impatto ambientale, prodotte in Europa secondo gli standard della normativa REACH.
Se realizzato in pura cellulosa vegetale, l’abbigliamento in fibre artificiali è molto simile alla seta, con le stesse proprietà di comfort, traspirabilità e capacità di assorbimento.
Morbido e delicato sulla pelle, l’abbigliamento in fibre artificiali è l’alternativa più sostenibile ai tessuti sintetici acrilici, poliestere, nylon e altri derivati del petrolio.
Facili da tingere, le fibre artificiali possono essere tessute o lavorate a maglia per realizzare biancheria intima, abbigliamento per uomo donna e bambini, gonne, camicie e abiti da sera, ma anche sport e activewear. Anche per la casa, un tessuto artificiale è ideale per lenzuola, asciugamani, tovaglie, tovaglioli e tende.
La domanda di abbigliamento in fibre artificiali cresce man mano che le persone prendono coscienza del fatto che i tessuti sintetici non possono essere più il futuro della moda.
Le fibre artificiali non rilasciano microplastiche durante il lavaggio degli indumenti, ma rilasciano microfibre cellulosiche (come del resto i tessuti naturali). Quindi, se i prodotti che abbiamo acquistato non dispongono di certificazioni tessili, ed hanno assorbito grandi quantià di sostanze chimiche, queste verranno rilasciate nelle acque causando comunque seri danni all’ecosistema.
Le fibre artificiali restano una scelta “migliore” rispetto alle fibre sintetiche, ma è meglio acquistare abbigliamento in fibre artificiali o naturali? Per capirlo consigliamo di leggere il nostro articolo Differenze tra Tessuti Naturali, Artificiali e Sintetici.
Domande frequenti
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Dove posso acquistare i tessuti artificiali?
Quando una fibra tessile artificiale è sostenibile?