Cos’è Malai?
Malai è una pelle vegana, una fibra artificiale di origine vegetale estratta dall’acqua di cocco, che viene utilizzata dai marchi di moda come alternativa sostenibile alla vera pelle.
Uno sguardo al mondo che ci circonda è sufficiente per dimostrare che il consumismo è effettivamente filtrato anche nei più piccoli aspetti della nostra vita. Che si tratti di shopping nei centri commerciali, o ancor peggio di acquisti online, questo stile di vita guidato dalla monetizzazione ha messo a dura prova non solo i nostri portafogli, ma anche il nostro pianeta.
Le ripercussioni nel breve termine sono già inimmaginabili, poiché l’inquinamento ambientale causato dall’industria tessile è addirittura il secondo al mondo per danni causati.
Aumenta quindi la necessità di alternative sostenibili e, abbracciando l’approccio della moda cruelty free, nasce la pelle vegana Malai. Un progetto nato nello Stato del Kerala (India) con l’obbiettivo di creare un’alternativa più sostenibile rispetto alla pelle di origine animale.
In India l’industria della pelle è nota per essere uno dei principali fattori di inquinamento ambientale. Il progetto Malai contrasta questa industria con lo sviluppo di biocompositi sostitutivi alla pelle, utilizzando cellulosa batterica sostenibile e biodegradabile, coltivata nell’India meridionale utilizzando rifiuti agricoli provenienti dall’industria delle noci di cocco.
Malai è un’idea di Zuzana Gombosova e Susmith Suseelan. La signora Gombosova si è trasferita dalla Slovacchia a Mumbai per lavoro, dove ha incontrato il compagno Suseelan.
Ricercatrice di materiali e designer del College of Arts and Design di Central Saint Martin a Londra, Gombosova era interessata a esplorare il potenziale dei microrganismi come risorsa per creare materiali alternativi più sostenibili per l’ambiente. Inoltre, partiva con l’idea di coltivare e produrre cellulosa batterica usando un ingrediente semplice come l’acqua delle noci di cocco.
Il suo compagno Suseelan, ingegnere meccanico e product designer, è rimasto affascinato dalla ricerca di Gombosova ed ha immediatamente deciso di salire a bordo del progetto. Ma cosa c’è di così rivoluzionario e sostenibile nella pelle vegana Malai?
Come è nata l’idea di Malai?
“Il vantaggio di Malai deriva dal fatto che la materia prima utilizzata è un prodotto di scarto. Ci sono molteplici frantoi di cocco in Kerala, che potrebbero contribuire e trarre beneficio da questo progetto. Abbiamo quindi cominciato a sperimentare i batteri presenti nell’acqua di cocco, e infine a coltivarli” afferma la Dottoressa Gombosova.
La cosa interessante è che sia Zuzana che Susmith non hanno iniziato questo studio con lo scopo di scoprire un’alternativa sostenibile alla pelle, ma è stato il risultato finale a farli riflettere sul vero potenziale di Malai.
“Eravamo interessati principalmente alle proprietà sostenibili della cellulosa in generale. Questo era il nostro punto di partenza. Volevamo lavorare con esso e svilupparlo per renderlo adatto all’uso commerciale. Non sapevamo quale sarebbe stato il risultato finale. L’idea iniziale era di creare materiali di imballaggio sostenibili, mentre la moda e altre applicazioni differenti sono uscite dopo” dice Gombosova.
Mentre progredivano con la sperimentazione, si resero conto che il materiale aveva una somiglianza visiva con la pelle.
Ebbero quindi l’intuizione di esplorare ulteriormente questa “somiglianza” e successivamente di lavorare su altre proprietà complementari come forza, flessibilità, tecniche di lavorazione e usabilità, tutte caratteristiche che avrebbero reso Malai il più simile possibile alla vera pelle.
Malai è una pelle vegan ecologica
Malai è una pelle vegan biodegradabile e l’azienda dispone della certificazione PETA. Siamo certi che una volta diffusa in Europa possa ottenere anche la certificazione Animal Free Fashion, entrando di diritto in quello che noi sponsorizziamo come abbigliamento vegan. I marchi di moda potrebbero quindi produrre con Malai scarpe vegan, borse vegan, e tanti altri accessori 100% cruelty free.
Malai è un materiale flessibile, resistente all’acqua e biocomposito, ha l’aspetto della pelle ma si sente più vicina alla carta.
“Il nostro processo produttivo non danneggia gli animali, consuma meno risorse in termini di energia e acqua durante la produzione, non utilizza sostanze chimiche tossiche in nessuna fase del suo ciclo di produzione” afferma Gombosova.
Il fatto che Malai sia molto flessibile, e che possa essere facilmente modellato in forme 3D senza cuciture, ne riduce i costi di produzione, rendendo Malai una pelle vegan economicamente accessibile.
Malai si distingue da altre pelli vegane per dare priorità alle pratiche ecocompatibili rispetto al design, ma questo non vuol dire che il risultato finale sia di scarsa qualità.
“Ci concentriamo sul design dei materiali piuttosto che sul design del prodotto” afferma Gombosova.
La tavolozza dei colori disponibili riflette questo approccio: la gamma di colori offerti da Malai è il risultato di soli coloranti naturali.
Al momento il marchio Malai collabora principalmente con aziende di moda situate in Europa e negli Stati Uniti, tuttavia i loro piani futuri includono l’espansione nel loro paese, l’India, un paese che ancora non sviluppa una concreta idea di moda sostenibile.
“Cerchiamo di collaborare con persone che apprezzano l’attributo di sostenibilità tanto quanto noi. La forza della fibra Malai è che puoi riconoscere istantaneamente il materiale come organico e naturale” spiega Gombosova.
Gombosova ritiene che, nonostante il recente aumento di consapevolezza relativo alla sostenibilità, l’India abbia ancora molta strada da fare, un pò come l’Italia.
“La sostenibilità in India è ancora un’industria di nicchia come anche in altri paesi. Ma molte iniziative che promuovono la sostenibilità su larga scala stanno crescendo e questo è qualcosa di cui abbiamo davvero bisogno. Anche il concetto di moda sostenibile si sta sviluppando ed è presente da molto tempo in alcuni progetti e iniziative di architettura” spiega Gombosova.
Le pelli vegane come Malai si stanno rapidamente diffondendo in tutto il mondo, ed è possibile trovarle in commercio in grandi quantità con diversi scopi e colori. Il punto è che la maggior parte di queste “false pelli” sono fibre sintetiche, che seppur non provengano dallo sfruttamento di animali, creano comunque danni all’intero ecosistema, animali inclusi.
Caratteristiche di Malai
Qualità del Materiale: Le qualità del materiale possono variare in base alla miscelazione con altre fibre. Esempio: con Elastan o Lycra si guadagna in elasticità. |
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Traspirante | |
Termoregolatore | |
Anti-microbico | |
Idrorepellente | |
Igroscopico | |
Elastico | |
Luminoso | |
Morbido | |
Non restringe/scolora | |
Asciugatura rapida | |
Caratteristiche Ecologiche: Le caratteristiche ecologiche del tessuto possono variare in base alle certificazioni tessili o alla miscelazione con altri tessuti. |
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Naturale – Artificiale – Sintetico | A |
Biologico | |
No OGM | |
Biodegradabile | |
Materia prima naturale | |
Materia prima riciclata | |
Estrazione meccanica | |
Estrazione chimica | |
DeTox | |
Risparmio energetico | |
Classe di sostenibilità | A |
Certificazioni Tessili:: Le certificazioni che possono essere assegnate al materiale, ma che variano in base a diversi fattori: azienda di produzione, brand di moda, miscelazione. |
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Global Organic Textile Standard | |
Organic Content Standard | |
Oeko-Tex | |
Bluesign | |
Global Recycle Standard | |
Plastica Seconda Vita | |
Reach | |
Animal Free | |
Peta | |
VeganOK | |
Fair Wear Foundation | |
FairTrade |
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Come è fatta la pelle vegan Malai?
“L’acqua delle noci di cocco marroni viene sterilizzata e preparata come una sostanza nutritiva per i batteri. Dopo aver aggiunto la coltura batterica al campione, aspettiamo 14 giorni per far crescere la cellulosa. La cellulosa alla fine forma uno strato gelatinoso sulla superficie, che è chiamata appunto cellulosa batterica” spiega Gombosova.
La cellulosa viene quindi elaborata in modi differenti per creare diversi tipi di materiale. Possiamo quindi affermare che Malai è una fibra artificiale cellulosica di origine vegetale.
“Continuiamo a lavorare con la cellulosa batterica, che è trasparente e molto flessibile. Abbiamo anche un altro processo di lavorazione, in cui misceliamo la cellulosa con altre fibre naturali come il banano, la canapa e altre piante simili. La soluzione gelatinosa estratta viene poi stesa in fogli, tinta, addolcita, e resa resistente all’acqua” aggiunge Gombosova.
Questo processo ci ricorda la lavorazione del Caucciù, la gomma naturale estratta da alberi e utilizzata soprattutto per realizzare suole di scarpe.
Malai si sta diffondendo in Europa e negli Stati Uniti, ma non abbiamo notizie riguardo il suo uso in Italia. Essendo un sostituto della pelle di origine animale i marchi di moda potrebbero creare borse, scarpe, accessori di moda, e anche giacche.
La storia non finisce qui, poiché nonostante sia la fondatrice di un progetto importante come Malai, Gombosova si sente ancora la curiosa ricercatrice andata in India per studiare le numerose opportunità che quest’area geografica può offrire.
“Voglio esplorare questo ecosistema così poco conosciuto dall’umanità. Secondo gli scienziati, abbiamo esplorato meno dello 0,1 per cento dell’ecosistema microbico che ci circonda. La vasta gamma di risorse e conoscenze inesplorate è ciò che mi tiene davvero interessata” afferma Gombosova.
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Come si lava Malai?
L’impatto ambientale di detersivi per il bucato e detergenti per la casa è devastante per il nostro pianeta, quindi consigliamo vivamente l’utilizzo detersivi ecologici.
Malai è una similpelle e come tale richiede molta attenzione durante il lavaggio. Le similpelli sono più delicate rispetto alla pelle di origine animale, consigliamo quindi di rimuovere le macchie/incrostazioni con una spugnetta liscia imbevuta con un pò di acqua e un pizzico di detergente ecologico. Se la macchia persiste lasciare in ammollo per 5/8 minuti.
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