La Verità sulla Moda Vegan di Stella McCartney

Stella McCartney vetrina di un negozio

Indice dei contenuti

Perché la moda di Stella McCartney non è vegana

Abbiamo letto diversi articoli in cui si parlava di Stella McCartney come vegana e del suo marchio come 100% vegano (cruelty free), ma in realtà non è così. Ci piacerebbe quindi fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

All’inizio della nostra avventura nella moda sostenibile iniziammo a parlare sin da subito di moda vegana (o cruelty free / animal free) e le nostre prime ricerche ci portarono a valutare i marchi che si sponsorizzavano come tali. Tra questi, il marchio di Stella McCartney, era in passato ed è tutt’ora, in prima linea quando si parla dell’argomento.

Una frase di Stella McCartney scritta per PETA
Per chi non la conosce, Stella McCartney iniziò la sua avventura lanciando un profumo cruelty free nel 2003, dopo alcuni anni iniziò a produrre moda: borse, scarpe, abbigliamento, costumi da bagno e occhiali da sole. Da quel che sappiamo è sempre stata attiva nella protezione dei diritti degli animali, sin da piccola.

Lanciò il suo primo profumo cruelty free anche per sensibilizzare le persone sull’argomento, essendo il settore cosmetico “terribile” quando si parla di violenza sugli animali. Lo era all’epoca, lo è tutt’ora – anche se un po’ meno. Pensate che in Cina ogni prodotto di cosmesi deve essere testato su animali prima di poter essere venduto nei negozi (obbligatorio), ma dal 1° maggio 2021 questa legge è stata abrogada.

Dopo aver raccolto un discreto successo con i profumi, Stella McCartney si lancia come designer di moda, collaborando con grandi marchi come H&M e Adidas.

Successivamente lancia la sua linea di “moda vegetariana”, non vegana come spesso altri affermano (non lei, che invece la definisce vegetariana).

Ma perché non possiamo definire quella di Stella McCartney una moda vegana?

Semplicemente perché utilizza lana e cashmere, tra gli altri materiali La lana, pur essendo certificata e proveniente da allevamenti controllati resta comunque un materiale di origine animale. Anche il cashmere riciclato utilizzato nelle collezioni Stella McCartney è ovviamente un materiale di origine animale.

Non ci dispiace che utilizzi materiali riciclati, o lana proveniente da allevamenti controllati. Teniamo a mente che il riciclo di risorse è fondamentale per la moda circolare (uno dei principali “rami” della moda sostenibile), e che gli allevamenti sono per lo più utilizzati per le risorse alimentari: finché gli uomini saranno carnivori le pecore andranno tosate, ed è impensabile pensare di bruciare la lana per smaltirla, è ovvio che va sfruttata.

Anche la pelle è uno scarto dell’industria alimentare, come lo è la lana. Dovremmo quindi considerare questo materiale come una risorsa primaria, poiché bruciarla non avrebbe alcun senso logico – oltre che avere un impatto negativo sull’inquinamento atmosferico.

Quel che ci dispiace è che Stella McCartney utilizzi ancora la seta importata dalla Cina, che non è un materiale ecologico ne cruelty free.

Quando la moda è sostenibile?

Come riconoscerla?

Dove acquistarla?

Inizia il tuo percorso!

di

Logo Vesti la natura verde

La moda sostenibile di Stella McCartney

Tralasciando il marchio Stella McCartney e la professione di stilista di fama internazionale, la sua storia come persona sembra essere ricca di impegni verso l’ambiente oltre che verso il mondo animale, collabora infatti da anni con molte associazioni internazionali a tutela ambientale e lancia diverse iniziative a riguardo:

  • 2005 lancia una collezione per H&M tutta in cotone biologico;
  • 2007 lancia una linea di prodotti biologici per la cura della pelle;
  • 2008 lancia il Green Designer of the Year;
  • 2009 riceve il premio Natural Resources Defense Council per il sostegno alle cause ambientali;
  • 2009 lancia l’iniziativa Meat Free Monday per rinunciare alla carne 1 giorno a settimana;
  • 2010 supporta Wildlife Works per il First Carbon Offset (strategia di mitigazione contro i cambiamenti climatici);
  • 2010 smette di usare il PVC nelle sue collezioni;
  • 2011 collabora con Ethical Fashion Initiative del International Trade Centre;
  • 2011 lancia degli occhiali ecologici creati con resine e plastiche vegetali;
  • 2012 aderisce all’Ethical Trading Initiative;
  • 2012 porta l’iniziativa Natural Resources Defense Council dall’America all’Europa;
  • 2012 collabora con PETA per incentivare l’abbandono della pelle nella moda;
  • 2013 aderisce allo SCAP, il piano di azione per rendere il settore moda più sostenibile;
  • 2014 diventa il primo marchio di moda ad entrare nel Wildlife Friendly Enterprise Network;
  • 2014 lancia la Green Carpet Collection;
  • 2014 partecipa al lancio dell’iniziativa Cradle to Cradle Fashion Positive;
  • 2014 lancia l’iniziativa Clevercare, un’etichetta promemoria che ci ricorda come i lavaggi possano influire sull’ambiente;
  • 2015 partecipa al documentario The True Cost che esplora l’impatto della moda sull’ambiente;
  • 2016 crea un nuovo profumo basato sul bio-mimetismo, il quale riduce drasticamente l’impatto ambientale;
  • 2016 lancia una collezione di zaini e borse creati solo con nylon riciclato;
  • 2016 sostituisce cashmere e viscosa con altri materiali riciclati o più sostenibili;
  • 2017 lancia un modello di scarpe ecologiche in collaborazione con Adidas;

Nel corso degli anni Stella McCartney ha collaborato con diverse aziende tessili e cosmetiche con l’obiettivo di creare e testare nuovi materiali sostenibili, cruelty free e biodegradabili. Come vediamo dall’elenco il suo impegno è lodevole e ricco di successi.

Anche la tracciabilità della sua filiera è disponibile nel sito web di Stella McCartney, ma pur lodando la sua trasparenza questa non ci entusiasma più di tanto: prendiamo come esempio la seta di cui abbiamo parlato in precedenza: la seta prelevata dai bachi parte dalla Cina e arriva a Como, allo stesso tempo la seta vegetale parte dalla California e arriva anch’essa a Como per essere lavorata insieme a quella proveniente dalla Cina.

Non sappiamo se si possa fare di meglio in futuro, però ce lo auguriamo visto che i viaggi da migliaia di km non sono la scelta più sostenibile, anche se spesso sono l’unica scelta possibile per reperire determinati tipi di materiali.

Segnaliamo con piacere che gran parte delle collezioni Stella McCartney vengono realizzate in Italia. Segno che il nostro paese e la moda italiana in generale sono ancora sinonimo di affidabilità e qualità.

La moda circolare di Stella McCartney

Riciclo e rigenerazione sono le parole chiave della moda circolare, Stella McCartney sembra esserne consapevole. Oltre ad incentivare o partecipare attivamente alle iniziative del settore come ad esempio Fashion Positive, Cradle to Cradle, RealReal, Clevercare, ecc, la forza della sua circolarità si evidenzia oltremodo nella scelta dei materiali.

Ciclo dell'economica circolare
Utilizza molto il cotone biologico, un materiali riciclabile ma anche biodegradabile, ma anche Econyl, un nylon proveniente dal riciclo di plastica e reti da pesca. Usa anche un materiale proveniente da foreste certificate, simile al Tencel.

Stella McCartney è indubbiamente all’avanguardia sotto il profilo della scelta dei materiali, che chiaramente sono la prima cosa da valutare quando parliamo di sostenibilità.

Stella McCartney e l’Environmental Profit and Loss (EP&L)

Misurare, comprendere, migliorare il proprio impatto ambientale, potrebbe essere il sogno, o magari l’incubo di ogni azienda.

Questo report avanzato consente a marchi come quello di Stella McCartney di monitorare il loro reale impatto ambientale in tutta la filiera produttiva. E’ un sistema volontario, sviluppato dall’azienda Kering

Environmental Profit and Loss processo sostenibile
Questo sistema supporta le aziende nel prendere decisioni, cosicché queste possano valutarne l’impatto ambientale:

  • Le emissioni di carbonio;
  • Il consumo di acqua;
  • L’inquinamento atmosferico e idrico;
  • L’uso del suolo;
  • La produzione di rifiuti.

Non abbiamo trovato il report di Stella McCartney ma per farvi capire come funziona abbiamo scovato questo di gucci. E’ di difficile comprensione non avendo un paragone con cui confrontarlo (a meno di non essere un esperto del settore), ma è un esempio utile per farvi capire come funziona.

E’ un interessante sistema per valutare l’impatto ambientale di una azienda, e provvederemo a studiarlo per bene.

La moda etica di Stella McCartney

Stella McCartney è molto impegnata anche sotto il profilo etico: oltre a promuovere la moda cruelty free, afferma di avere una catena di fornitura socialmente controllata, dalle materie prime alla lavorazione delle stesse.

L’impatto sociale dell’industria tessile è devastante in alcuni paesi, soprattutto laddove le aziende occidentali sfruttano manodopera a basso costo.

Lavorando con oltre 300 fornitori sembra difficile mantenere il controllo dell’intera filiera, ad ogni modo stando alle dichiarazioni di Stella McCartney l’impegno nei confronti della moda etica è pari a quello per la sostenibilità ambientale.

Donna agricoltrice in campo biologico
A conferma di queste affermazioni c’è la presenza del marchio Stella McCartney tra i membri dell’ETI – Ethical Trading Initiative, un’alleanza di aziende e ONG nata per promuovere il rispetto dei diritti dei lavoratori.

C’è anche da dire che essendo un marchio di lusso il loro impatto sarà decisamente inferiore rispetto alla moda low cost a cui siamo abituati. E’ ovvio che una t-shirt da 265€ non possa essere lavorata nella stessa azienda che produce t-shirt da 10€ per i marchi della fast fashion.

Inoltre, appunto perché si può definire un marchio di lusso (pur restando in ambito del prêt-à-porter), le quantità prodotte sono decisamente inferiori se paragonate ad una catena di distribuzione come H&M, Zara o altre simili.

In conclusione riteniamo che Stella McCartney sia un brand di moda sostenibile, etico e cruelty free, ma non 100% vegano.

Logo vesti la natura in cerchio

Siamo un'associazione no-profit impegnata dal 2016 nella promozione di una moda più etica e sostenibile.

Ti è piaciuto il contenuto? Condividi!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Freccia verso il basso

Vuoi acquistare prodotti sostenibili?

Trova la Moda Sostenibile Online o nella Tua Città con ...

icona blog

Leggi altre notizie

Le ultime news su moda, eventi e ambiente

Marchi di Moda

TOP 10 Brand Italiani di Moda Sostenibile

Moda Sostenibile, come e dove acquistarla Negli ultimi anni sono sempre di più i marchi italiani nati con l’appellativo di “marchi di moda sostenibile“, che sia per questioni puramente commerciali,

Continua a leggere

Scarica la Guida alla Moda Sostenibile, Etica e Cruelty Free

Unisciti a oltre 15 mila utenti che l’hanno già letta dal 2016 ad oggi!

  • è in formato digitale
  • c’è un video da vedere
  • e tante infografiche di confronto
Secured By miniOrange