Misurare il comfort nella moda: indice di buffering e coefficiente di frizione
Seguendo le ultime tendenze moda che propongono capi che si stanno adattando a un sistema di vita completamente rivoluzionato, psicologicamente, la ricerca del comfort nella moda è aumentata fortemente: una nuova forma di fare moda che offra un senso di piacevolezza e di comodità.
Ma cos’è realmente il comfort nella moda?
Potremmo definirlo come “il grado di benessere offerto da un indumento e la piacevole sensazione percepita nell’indossarlo”. Letta così, questa definizione sembrerebbe avere semplicemente implicazioni di natura psicologica e quindi molto soggettive.
Il comfort può però essere “misurato” anche il laboratorio.
I parametri che tecnicamente possono diventare oggetto di studio e che influenzano il nostro benessere quando indossiamo un capo d’abbigliamento sono diversi, oggi però ve ne proponiamo due:
- Indice di Buffering
- Coefficiente di frizione
Misurare il comfort con il L’indice di Buffering
calcola la capacità di un capo d’abbigliamento nel gestire la sudorazione e misura sia il sudore evaporato che viene trasportato attraverso il tessuto verso l’esterno, sia quello assorbito dal tessuto stesso e non evaporato.
Prendendo in esame tre tipologie di tessuto (rigorosamente eco-friendly), possiamo evidenziare dei risultati molto interessanti:
- Cotone organico
- Poliestere riciclato
- Nylon riciclato
Delle tre soluzioni, il cotone offre il risultato peggiore: circa il 30 % di liquido rimane intrappolato nel tessuto, appesantendolo, e dando quindi una sensazione decisamente poco confortevole – oltre a creare il rischio di un’escursione termica fastidiosa nel momento in cui si smette di sudare o semplicemente di muoversi.
Il migliore dei tre è invece il nylon riciclato che “intrappola” nel tessuto solo l’1 % di sudore. Da notare che il poliestere riciclato non è molto lontano, trattenendo infatti solo il 4 % di liquido.
Consideriamo anche il fatto che, l’indice di Buffering può ulteriormente migliorare nel caso si utilizzino materie prime realizzate con un numero alto di filamenti (si aumenta il trasporto del liquido e quindi l’evaporazione).
Misurare il comfort con il Coefficiente di frizione
Non facciamo altro che considerare quei tessuti che, a causa della loro struttura (sia fibrosa sia di intreccio) portano ad un aumento della temperatura e quindi al rischio di aumento della sudorazione.
Anche in questo caso, poliestere e nylon riciclato rappresentano le soluzioni migliori con valori abbastanza simili.
Quindi, per un buon equilibrio termico e sensoriale, il nostro abbigliamento non sopporta volentieri il cotone ma predilige le fibre sintetiche.
Senza dimenticare che il comfort è fortemente influenzato dalla condizione mentale di ognuno di noi, sudare, raffreddarsi, scaldarsi, ecc, non aiutano a farci sentire bene e rilassati.
Manichini dinamici per migliorare il comfort
Prima di tutto è essenziale fare una precisazione: nonostante il comfort sia una percezione psicologica, e pertanto molto soggettiva, esistono comunque parametri scientifici che ci consentono di calcolare se un indumento è più confortevole di un altro, e di quanto.
L’analisi deve essere sempre comparativa: non si può semplicemente attribuire un valore numerico ad un determinato manufatto tessile per poterlo annoverare tra i più o i meno confortevoli e/o performanti.
Ciò significa che si potrà dire semplicemente che un tessuto è più confortevole di un altro, solo se analizzati comparandoli e solo se la loro struttura tessile è identica (per struttura intendiamo la tipologia di costruzione del tessuto: single jersey, double jersey, tessuto ortogonale, seamless, ecc.).
Detto questo, non dimentichiamo mai che un tessuto, per dare ottime performance, può essere realizzato con fibre eco-sostenibili (anzi, a volte, i risultati possono sorprendere).
Uno degli strumenti che oggi vengono maggiormente utilizzati per l’analisi del comfort sono i “manichini dinamici”. Si tratta di “macchine” intelligenti divise in settori dove il tessuto viene analizzato in termini di permeabilità all’aria, permeabilità al sudore, resistenza allo sfregamento, capacità di assorbire liquidi, ecc.
Il manichino, (che può rappresentare anche solo una parte del corpo umano, come vedete nelle fotografie) viene fatto muovere all’interno di camere condizionate dove è possibile regolare temperatura ed umidità: in pratica, si ricreano le reali situazioni di vita di un essere umano mentre indossa un capo d’abbigliamento.
In più, il manichino è diviso in aree diverse, ognuna delle quali ha un proprio sensore che comunica i dati che vengono rilevati durante i test.
Sembrerebbe fantascienza, ma si tratta di ciò che sta alla base della progettazione dell’abbigliamento funzionale moderno.
E’ proprio dai dati ottenuti che è possibile ri-progettare, ri-disegnare, ri-modellare, ed è possibile creare delle reali condizioni di comfort che ci fanno stare bene quando indossiamo una t-shirt, un pantalone, una camicia, un giubbotto o un paio di scarpe.
E’ vero che il nostro benessere è soggettivo, ma la scienza può dare un forte aiuto.