Sacra e sostenibile: la lana di Yak
Il “Tetto del mondo”, quale altro nome si potrebbe dare all’altopiano più alto del mondo incastonato e protetto dalla catena di montagne dell’Himalaya (la maggior parte delle quali sono considerate sacre: e già questo la dice lunga sulla tradizione e sul misticismo che aleggia in questo lembo di terra meraviglioso).
L’Himalaya, un guerriero di ghiaccio che ti osserva dall’alto, ti scruta, ti insegna. Dove è possibile incontrare il “bue tibetano”, lo yak, e la meravigliosa lana che si ottiene da questo amichevole bestione.
Già, perché se si va in Tibet e ci si avventura nelle vallate facendo trekking, l’incontro con gli yak è quasi obbligatorio.
Il simpatico bue tibetano è ormai diventato praticamente un’animale domestico (gli esemplari che vivono allo stato selvatico sono davvero pochi ormai) ed è una fondamentale fonte di sostentamento per gli abitanti dei villaggi di tutto l’altopiano tibetano.
Ecco un video molto bello per farvi comprendere il rapporto tra gli umani e lo yak:
I nomadi tibetani vivono in perfetta armonia con gli yak e gli sherpa non possono fare a meno della forza che questi animali mettono a disposizione in un paesaggio impervio e difficile.
Ma quello che per i tibetani è fondamentale è il fatto che il bue tibetano è un animale sacro e quindi intoccabile fino alla sua morte per cause naturali.
La lana di Yak
Avete mai provato a dormire sotto una coperta realizzata in lana di yak? Credetemi, è un’esperienza fantastica. Più morbida di moltissime altre lane ed estremamente soffice (i filamenti di questa fibra hanno dimensioni comprese tra i 16 e i 20 micron).
Grazie proprio alla finezza dei filamenti, la lana di yak risulta essere morbida come il cashmere.
Ma la parte decisamente interessante è che, grazie al rispetto che le tribù “drokpa” (nomadi) tibetani nutrono verso il loro amato bue: la lana di yak viene ottenuta da una spazzolatura soffice effettuata spesso dalle donne dei villaggi con spazzole artigianali in legno a denti abbastanza distanziati.
Il periodo ottimale è la tarda primavera / inizio estate, cioè quando l’animale perde naturalmente il pelo. La lana migliore e più soffice è quella della pancia.
L’animale non subisce nessun trattamento violento o fastidioso, anzi, molto spesso lo yak sembra quasi divertirsi durante la pettinatura e sembra instaurare un rapporto molto intimo con la persona che lo sta “accarezzando” con il pettine: sono scene da vedere dal vivo perché incantano.
Una buona parte del pelo cade spontaneamente, ma quello che si usa per realizzare la lana di yak si ottiene dalla pettinatura.
Ad ogni buon conto, le pecore australiane farebbero carte false per evitare la terribile pratica del mulesing ed essere trattate dolcemente come avviene per lo yak, ma d’altro canto, diventare un animale sacro non è un processo tanto semplice.
Un’altra bellissima esperienza è quella di visitare gli “atelier” tessili che i villaggi creano per la realizzazione dei loro manufatti in lana di yak: delle sartorie ai piedi dell’Everest dove signore sempre sorridenti lavorano con telai artigianali in legno, con una manualità invidiabile.
La lana di yak è una fibra naturale, e ha delle tonalità che spaziano dal marrone molto scuro a un marrone più chiaro (stiamo dunque attenti quando ci troviamo di fronte a lane di yak con colori troppo distanti da queste tonalità).
Esistono esemplari di yak bianchi ma sono abbastanza rari. Secondo le credenze del luogo vedere un esemplare bianco in un branco non è di buon auspicio, mentre, vederne due nello stesso branco è un ottimo segnale.
Gli sherpa credono molto in questa “combinazione cromatica” e a volte sono capaci di fermarsi per giorni dopo aver visto un solo esemplare bianco, ritardando le ascese dei temerari scalatori occidentali: qui si potrebbe aprire un altro argomento particolarmente scottante legato ai rifiuti che queste spedizioni lasciano sul loro cammino.
Ma già si stanno vedendo delle iniziative interessanti a tal proposito: citiamo la realizzazione di opere d’arte realizzate proprio con i rifiuti che le spedizioni lasciano in questo splendido paesaggio.
La lana di yak è dunque un chiaro e forte esempio di sostenibilità tessile. Fino a quando si riuscirà a non farlo diventare un materiale “luxury” per qualche brand scellerato, questa meraviglia della natura continuerà ad essere un vero e proprio patrimonio di popoli ricchi di tradizione e di cultura.
Il nostro amico yak vive coccolato, rispettato e venerato.
Un viaggio in Tibet è sempre qualcosa che nella vita bisognerebbe sognare (poi alla fine non conta farlo per davvero, ma già sognarlo è un bel passo avanti).
Caratteristiche della Lana di Yak
Qualità del Tessuto: Le qualità del tessuto possono variare in base alla miscelazione con altre fibre. Esempio: con Elastan o Lycra si guadagna in elasticità. | |
Traspirante | |
Termoregolatore | |
Anti-microbico | |
Impermeabile | |
Igroscopico | |
Elastico | |
Luminoso | |
Morbido | |
Non restringe/scolora | |
Asciugatura rapida | |
Caratteristiche Ecologiche: Le caratteristiche ecologiche del tessuto possono variare in base alle certificazioni tessili o alla miscelazione con altri tessuti. | |
Naturale – Artificiale – Sintetico | N |
Biologico | |
No OGM | |
Biodegradabile | |
Materia prima naturale | |
Materia prima riciclata | |
Estrazione meccanica | |
Estrazione chimica | |
DeTox | |
Risparmio energetico | |
Classe di sostenibilità | B |
Certificazioni Tessili:: Le certificazioni che possono essere assegnate al tessuto, ma che variano in base a diversi fattori: azienda di produzione, brand di moda, miscelazione. | |
Global Organic Textile Standard | |
Organic Content Standard | |
Oeko-Tex | |
Bluesign | |
Global Recycle Standard | |
Plastica Seconda Vita | |
Reach | |
Animal Free | |
Peta | |
VeganOK | |
Fair Wear Foundation | |
FairTrade |
Questa scheda la trovi solo su www.vestilanatura.it
Abbigliamento in lana di Yak
Al momento sono pochi i marchi che realizzano abbigliamento in lana di yak.
Pur sponsorizzando da sempre la moda cruelty free, la lana di yak, come la lana biologica, fanno eccezione. Riteniamo infatti questi materiali sostenibili sia dal punto di vista ambientale che etico.
Quindi ci auguriamo di veder presto alcuni brand (ma non troppi) che utilizzino la lana di yak per realizzare giacche e cappotti.
Una vetrina dove puoi trovare Marchi di Moda sostenibile, etica e cruelty free garantiti dalla supervisione della nostra associazione:
Come si lava la Lana di Yak?
L’impatto ambientale di detersivi per il bucato e detergenti per la casa è devastante per il nostro pianeta, quindi consigliamo vivamente l’utilizzo detersivi ecologici.
Per lavare la lana di uak in modo efficace senza rovinarla è opportuno seguire una serie di consigli, specifici per tale tipologia di filato, delicatissimo e con la tendenza a infeltrirsi facilmente, se trattato con alte temperature e con i prodotti errati.
Lavare la lana di yak a mano è l’operazione più adeguata a questa fibra; infatti, benché le lavatrici moderne dispongano di programmi appositi per lana e delicati, nella pratica è quasi impossibile mantenerle le fibre intatte con i movimenti tipici del cestello della lavabiancheria. Per questo motivo, il lavaggio a mano è la procedura consigliata, se le dimensioni dei manufatti in lana lo consentono.
Lavaggio a mano
Per prima cosa, bisogna riempire una bacinella di acqua leggermente tiepida e aggiungervi, a scelta, una miscela di bicarbonato di sodio e aceto, oppure un detersivo ecologico contenente lanolina, componente naturale della lana.
A questo punto, immergere l’indumento nella bacinella e, se necessario, aggiungere un po’ d’acqua fredda. Dopo aver lasciato il capo in ammollo per un quarto d’ora circa, massaggiarlo delicatamente con le mani; successivamente, risciacquare con acqua fredda corrente, fino a quando non emerge più la schiuma del detersivo, che dovrà essere in ogni caso versato con molta parsimonia.
Un accorgimento importantissimo è quello di non strizzare mai i capi in lana biologica e farli asciugare su una superficie piana ponendoli sopra uno o più asciugamani, che serviranno ad assorbire l’acqua in eccesso.
Lavaggio in lavatrice
Nel caso in cui si rivelasse necessario eseguire un lavaggio in lavatrice, anche se il programma indica una centrifuga breve e a giri limitati, è consigliabile far terminare il ciclo prima del suo inizio oppure, se si tratta di una coperta in lana di yak, procedere a una centrifuga breve e controllata.
Anche in tale ipotesi, è fondamentale stendere i capi in piano, ponendoli in orizzontale su un asciugamano, sullo stendino e in un locale aerato. In occasione della bella stagione, qualora si volessero stendere i capi in lana di yak all’esterno, evitare assolutamente l’esposizione alla luce diretta del sole.
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Domande frequenti
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Dove posso acquistare la lana yak?
La lana di yak è cruelty free?