Sostenibilità dell'Industria Tessile tra Presente e Futuro

Industria tessile prepara il filato sostenibile

Indice dei contenuti

Sostenibilità, cosa vuol dire per l’industria tessile?

“LA NOSTRA SFIDA PIU’ GRANDE IN QUESTO NUOVO SECOLO E’ DI ADOTTARE UN’IDEA CHE SEMBRA ASTRATTA: SVILUPPO SOSTENIBILE” Kofi Annan.

Mi piace iniziare da questa frase per immergermi in uno dei più discussi e dibattuti temi degli ultimi anni: la sostenibilità nell’industria tessile..

Sfogliando qualunque rivista di abbigliamento, visitando qualunque fiera del settore, osservando le scintillanti vetrine di qualunque brand, il messaggio che riceviamo è ormai univoco: salviamo il pianeta e diventiamo più ecologici.

Giappone, centro città. Tante vetrine della moda
Giorno dopo giorno, nell’immaginario collettivo del consumatore medio, il concetto di “sostenibilità”, si è associato sempre di più all’ecologia e all’inquinamento, alla lotta per un pianeta più “green”.

Tutto questo sta però deviando lentamente verso una riduzione del vero problema: la sostenibilità non è solo ecologia e non deve essere associata semplicemente alla riduzione dell’inquinamento.

E’ vero che il concetto “green” aiuta enormemente le campagne pubblicitarie del “sistema moda” mondiale, ma consente anche (purtroppo troppo spesso) di nascondere il mondo reale che si cela dietro ai capi d’abbigliamento e agli accessori di moda, i quali riempiono negozi e grandi magazzini in ogni località del pianeta.

La sostenibilità, infatti, è un concetto molto ampio con importanti risvolti sociali e quindi un concetto multidisciplinare (Cross Fertilization).

Le filiere produttive dell’industria tessile coinvolgono Paesi in ogni parte del globo. Si tratta di filiere diventate ormai lunghissime, dove diventa difficile un reale controllo ma soprattutto dove diventa complicato valutarne gli impatti reali. Dietro ad ogni problematica di impatto ambientale, nasce immediatamente la corrispondente problematica sociale.

I numeri aiutano sempre ad avere una fotografia più chiara e concreta:

  • Complessivamente, il tessile / abbigliamento produce in un anno più CO2 di tutto il traffico aereo e marittimo messi insieme;
  • L’industria della moda produce il 20% dello spreco idrico globale;
  • L’85% dei tessuti (circa 21 miliardi di tonnellate ogni anno) vengono inviati in discarica;
  • Per produrre una t-shirt di cotone (considerando l’intera filiera produttiva) sono necessari 2.700 litri d’acqua;
  • 0,5 milioni di tonnellate di microplastiche finiscono negli oceani per i lavaggi dei capi d’abbigliamento nelle lavatrici domestiche;
  • 1 kg di tessuto prodotto, genera in media 23 kg di gas serra.

Si potrebbe continuare con l’elenco, aggiungendo numeri e statistiche sempre più catastrofiche.

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Il Lago Aral prosciugato a causa della coltivazione intensiva di cotone

Vediamo un caso reale per spiegare gli effetti dell’inquinamento ambientale causato dall’industria tessile e le implicazioni sociali che ne conseguono: il lago Aral in Uzbekistan.

Per incrementare la produzione di cotone, il regime sovietico attuò un progetto che utilizzava l’acqua di due fiumi per poter irrigare i campi delle colture intensive delle aree circostanti. Si iniziarono ad utilizzare quantità enormi di diserbanti e fertilizzanti che inquinarono fortemente i terreni (non solo quelli dedicati al cotone).

Lago Aral prosciugato dal 1973 al 2009 a causa della coltivazione di cotone
All’epoca, il lago era il secondo specchio d’acqua dell’Asia Centrale.

Dal 1960 ad oggi, la superficie si è ridotta del 75%. Ma oltre a questo fattore che ha portato ad un disastro ambientale di dimensioni enormi, si è registrato un incremento delle patologie dei sistemi immunitario, endocrino ed emopoietico, oltre a un’accresciuta incidenza dei tassi di cancro nella popolazione della zona.
Il tasso di mortalità si è alzato vertiginosamente.

Un’indagine condotta su circa 5.000 donne in età riproduttiva ha indicato che tra l’87 e il 99% soffre di anemia; il 90% ha complicazioni durante la gravidanza; il 15% ha avuto un aborto. E forse è meglio non continuare con questo triste “bollettino di guerra”. Ma è bene non dimenticare che, in questa zona geografica, il cotone viene ancora coltivato e lo ritroviamo in manufatti tessili di vari brand (e le certificazioni tessili?).

Questo è dunque quanto si paga per poter soddisfare le esigenze del mercato tessile? Questo è quanto si nasconde dietro alle produzioni intensive, a lavoratori mal pagati e sfruttati?

Sviluppo sostenibile dell’industria tessile

Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri” Rapporto Brundtland, 1987

Affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile richiede una linea d’azione in grado di modificare lo “status quo”. Richiede la creazione di una reale “coscienza” umanistica dove non è più la macchina o la tecnologia al centro dell’universo produttivo, ma deve essere l’uomo con le sue esigenze, il fulcro dello sviluppo.

La svolta deve iniziare all’interno delle aziende: sono proprio le unità produttive che devono sviluppare una propria consapevolezza sostenibile. La sostenibilità si deve “respirare”.

Solo dopo aver fatto proprio questo concetto, si può allargare il tutto alla realizzazione del prodotto. Un prodotto potrà essere considerato sostenibile solo quando i tre fattori fondamentali che compongono la vera sostenibilità verranno soddisfatti e rispettati:

  1. Sostenibilità ambientale;
  2. Sostenibilità sociale;
  3. Sostenibilità economica.

A questo punto moda e sostenibilità andranno di pari passo e saremo “realmente sostenibili” quando il concetto di sostenibilità non sarà più un “trend” del momento o un fattore che identifica alcuni gruppi sociali, ma solo quando vivremo per la sostenibilità e diventerà il nostro “modus vivendi”.

In questo, l’istruzione e la formazione diventano le armi fondamentali, a cui aggiungiamo la richiesta di un maggiore impegno da parte delle istituzioni per appoggiare reali progetti di Ricerca & Sviluppo per lo smaltimento dei rifiuti, per nuove tecnologie di tintura a basso impatto ambientale e l’innovazione tessile in generale, per il recupero delle comunità montane e delle loro coltivazioni, e molto altro ancora.

La vera sostenibilità nell’industria tessile si attuerà quando il prodotto verrà creato con le seguenti prerogative:

  • Rispetto della salute dei lavoratori;
  • Rispetto della salute dei consumatori;
  • Rispetto dei diritti umani;
  • Razionalizzazione dei processi creativi e produttivi;
  • Stimolo per innovazione e ricerca.

Non sarà un semplice certificato (anche i più articolati e specifici) a potersi fregiare del valore sostenibile. Dovrà essere un percorso profondo, fatto di tappe intermedie, fatto di un cambiamento mentale.

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