Cosa significa Fur Free?
Fur Free è un programma internazionale dalla Lega Anti Vivisezione (LAV), che insieme ad altre 40 organizzazioni a tutela dei diritti animali formano la Fur Free Alliance (FFA).
L’obbiettivo di questo programma è convincere le aziende, in particolare i marchi di moda, ad utilizzare materiali alternativi alle pellicce realizzate con pelli di animali.
Il significato di Fur Free risiede nella sua natura “cruelty free”, cioè senza violenza sugli animali.
Quando parliamo di animali da pelliccia ci riferiamo soprattutto a:
- Visoni
- Volpi
- Procioni
- Conigli
- Ermellini
- Zibellini
- Scoiattoli
- Agnellini
- Cani
- Gatti
Queste sono le specie animali che vengono allevate per la loro pelliccia.
Parliamo di un mercato che conta oltre 70 milioni di animali in tutto il mondo. A dimostrazione del fatto che l’industria della moda, oltre ad essere la seconda più inquinante al mondo, occupa un posto nel podio anche quando parliamo di crudeltà verso gli animali insieme all’industria alimentare e quella del “divertimento”.
Anche volendo “ignorare” il problema etico, il deflusso di rifiuti prodotto dai milioni di animali concentrati negli allevamenti intensivi danneggia il suolo ed i corsi d’acqua, contribuisce all’effetto serra inquinando l’atmosfera. Questi allevamenti consumano un quantitativo esagerato di risorse idriche e alimentari.
Gli animali sfruttati per la loro pelliccia sono in definitiva molto dispendiosi per il nostro pianeta, soprattutto se consideriamo le pellicce per quello che sono: un inutile prodotto di vanità.
Standard Fur Free
Lo standard di certificazione Fur Free si occupa di ridurre l’uso di pellicce ottenute da allevamenti di animali gestiti dall’uomo con il solo scopo di prelevarne la pelliccia, oppure ottenute da animali selvatici catturati nei loro habitat naturali.
Alcuni materiali, come ad esempio la pelle di pecora, non vengono considerati dalla certificazione Fur Free. Questo perché a differenza di animali allevati esclusivamente per produrre pellicce (come ad esempio i visoni), le pecore vengono allevate principalmente per l’industria alimentare.
Anche la pelle di mucca, di agnello, o di altri animali di cui ci cibiamo vengono considerate sottoprodotti dell’industria alimentare e quindi non classificabili come “allevamenti da pelliccia”.
Questo modello di valutazione non è esclusivo della LAV, bensì di molte associazioni animaliste.
E’ vero che l’industria alimentare resta una delle più crudeli al mondo e che qualcuno dovrebbe metterci un freno, ma pur sponsorizzando la moda cruelty free cerchiamo sempre di essere realistici: lo sfruttamento di animali per l’industria alimentare non si fermerà, di conseguenza i sottoprodotti come la pelle vanno considerate come una risorsa, non possiamo permetterci di destinarla agli inceneritori.
Ma possiamo fermare quello che accade nel settore tessile, un bisogno tutt’altro che primario quello delle pellicce.
Quando parliamo del settore tessile sappiamo che le catene di approvvigionamento sono complesse e raramente è possibile identificare e rintracciare la fonte del materiale alle sue origini, per non parlare delle garanzie sugli standard di benessere degli animali, che possono essere monitorati solo in caso di allevamenti biologici.
Le pelli e le pellicce che vengono considerate “scarti dell’industria alimentare” devono essere riciclate dall’uomo per una questione ambientale. L’alternativa è quella di bruciarle negli inceneritori, con evidenti conseguenze negative sull’inquinamento atmosferico e sull’intero ecosistema, animali inclusi.
Come ottenere la Certificazione Fur Free
Qualsiasi brand di moda può ottenere la certificazione Fur Free, purché venda articoli di abbigliamento, o prodotti tessili.
Oltre a collaborare con i brand di moda, il programma Fur Free Retailer è partner di designer compassionevoli, celebrità, influencer, riviste e altri soggetti rilevanti del settore tessile, i quali aiutano a promuovere la moda cruelty free.
Per aderire al programma Fur Free Retailer i rivenditori devono impegnarsi per iscritto, attraverso un regolare contratto, a non vendere prodotti realizzati con pelliccia animale. Se hai una azienda e vuoi aderire al programma Fur Free clicca qui.
Aziende Fur Free
Sono più di 1000 le attività che hanno ottenuto la certificazione Fur Free in 24 paesi del mondo, tra cui brand di moda, grandi catene di distribuzione, aziende tessili e retailer di abbigliamento. Tra questi segnaliamo i più famosi:
- Armani
- Gucci
- H&M
- Zara
- Versace
- OVS
- Zalando
- Geox
- LEE
- Napapijri
- Tutte le aziende Fur Free
Una vetrina dove puoi trovare Marchi di Moda sostenibile, etica e cruelty free garantiti dalla supervisione della nostra associazione:
È davvero bello vedere tanti marchi di moda che adottano una politica Cruelty Free. Le aziende non desiderano essere associate a pratiche crudeli su animali. Lo spostamento dell’industria verso una moda senza pelliccia, coincide con il drammatico aumento delle preoccupazioni dei consumatori.
Le persone sono consapevoli di animali selvatici che soffrono in trappole d’acciaio, o che vivono la loro vita in allevamenti intensivi dove l’auto-mutilazione, la sofferenza, ed una morte spesso lenta e orribile sono all’ordine del giorno.
Fur Free è Cruelty Free?
Acquistando prodotti con etichetta Fur Free non stiamo acquistando abbigliamento vegan. Come abbiamo detto Fur Free si limita ad escludere le pellicce, ma non pelle, piume, lana e seta. Se segui uno stile di vita vegan, e vuoi essere certo di acquistare da brand di moda vegani, devi cercare un altro tipo di etichetta: Animal Free Fashion, PETA o VeganOK.
Fur Free è comunque un impegno concreto per i brand, un buon inizio. Essendo un progetto di LAV, come lo è anche Animal Free Fashion, la speranza è quella di vedere marchi di moda aderire al progetto Animal Free Fashion, rinunciando a tutti i materiali di origine animale nelle loro collezioni.
Le Pellicce Cruelty Free
Le pellicce cruelty free sono realizzate con materiali sintetici alternativi a quelli di origine animale.
L’industria delle pellicce sintetiche promuove i suoi prodotti come “ecologici”, ma in realtà la produzione di pellicce è un processo altamente tossico, oltre che dispendioso per consumo di risorse naturali ed energetiche. Siano esse sintetiche, che di origine animale.
Diversi comitati europei adibiti al monitoraggio degli “standard pubblicitari”, hanno stabilito che la pubblicità di “pelliccia ecologica” è sempre falsa e fuorviante. Basti pensare che quelle definite “ecologiche”, non sono altro che pellicce realizzate con materiali plastici.
Per quanto possiamo considerarle delle pellicce cruelty free, ricordiamoci che l’inquinamento ambientale causato dalla produzione di questi indumenti causa seri danni all’ecosistema, e di conseguenza a tutto il mondo animale, dai pesci ai mammiferi.
La pelliccia sintetica, come quella naturale, viene trattata con sostanze chimiche cancerogene durante il processo di concia e può essere tinta, o sbiancata, usando composti tossici aggiuntivi. Alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato che tutte le pellicce contengono tossine, le quali rappresentano un serio rischio per la salute del consumatore.
Se tralasciamo quello che accade negli allevamenti, l’abbattimento di specie minacciate o in via di estinzione è un vero e proprio disastro per la biodiversità del nostro pianeta, ma certamente questo tipo di approccio ha un impatto ambientale poco rilevante rispetto a quello degli allevamenti.
Questo per dire che, ne le pellicce sintetiche, ne quelle naturali, sono una scelta cruelty free, ne tantomeno sostenibile. Con un numero sempre maggiore di marchi di moda, e sempre più paesi che vietano la vendita e l’importazione di pellicce naturali, si crea una grande opportunità per l’innovazione tessile, una sfida che tutti i marchi saranno costretti ad affrontare, prima o poi.
L’amministratore delegato di Gucci, Marco Bizzarri, ha dichiarato: “La creatività può saltare in molte direzioni diverse invece di usare pellicce”. Strizzando l’occhio a prodotti bio-based, dove la pelle e la pelliccia possono essere coltivate in laboratorio senza crudeltà sugli animali, e con un impatto ambientale minimo.
Ecco, quello che ci aspettiamo è di vedere presto in commercio pellicce cruelty free ecologiche.
Fur Free per Aziende
Sei un produttore? Vuoi ottenere la certificazione Fur Free e applicare il logo Fur Free sui tuoi prodotti? Allora devi contattare l’ente certificatore: LAV Lega Anti Vivisezione
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