Sostanze Tossiche nei Vestiti

Ecologisti analizzano acqua fuori da una industria tessile

Indice dei contenuti

Vestiti tossici, come riconoscerli

Le prove per determinare la presenza di sostanze tossiche nei vestiti sono fattibili; esistono molte categorie di analisi che si vanno a ricercare sui tessili e che sono la base dei capitolati eco-tossicologici della maggior parte dei marchi della moda.

Al momento infatti, la questione della eco-bio compatibilità dei prodotti è molto sentita in principal modo dalle griffe che parlano sempre più spesso di moda sostenibile. Per farsi un’idea dell’entità basta leggere il nostro articolo Detox My Fashion, dedicato all’omonima campagna di GreenPeace.

Allo stato attuale possiamo affermare con trasparenza che proprio i maggiori brand, cioè quelli che fino a pochi anni fa non si curavano della qualità ecologica dei propri capi, adesso stanno investendo enormi quantità di denaro per dimostrare la qualità dei propri prodotti e parallelamente costringono ai medesimi sforzi anche i loro fornitori.

Si deve infatti partire dal presupposto che avere un prodotto green “costa”, perché prevede il dover lavorare in maniera diversa, prevede l’impiego di nuove sostanze e tecnologie, prevede l’investimento in ricerca e analisi.

Prodotti di basso e medio livello in genere non rientrano in tali spese. Diversa è la questione per prodotti di nicchia che basano il loro appeal proprio sull’essere qualitativamente validi.

E’ chiaro che non si può generalizzare troppo su questo argomento, si deve sempre scendere nei dettagli per capire come stanno veramente le cose (dimostrare e non supporre la qualità di un prodotto).

Le prove chimiche per la ricerca delle sostanze tossiche (cancerogene, allergeniche, ecc) sono prove non esattamente a buon mercato perché prevedono l’impiego di personale specializzato e soprattutto di macchinari e standard analitici estremamente costosi. Fare uno screening di alcuni parametri tossicologici di base non costa meno di 400-500€ a campione (volendo limitarci ai parametri “classici”). Oltre al costo del capo che non risulterebbe più utilizzabile.

Quindi, come riconoscere vestiti tossici? Non possiamo, ecco perché dobbiamo evitare qualsivoglia forma di moda low cost. Puntare al made in Italy o made in Europa, avendo così la certezza che rispettino la regolamentazione REACH. Ma soprattutto dovremmo imparare a leggere le etichette, prima di tutto per valutare la presenza di certificazioni tessili, in secondo luogo per conoscere il marchio e trovare informazioni online.

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Quali sostanze tossiche sono presenti nei vestiti?

La risposta è complicata e soprattutto si deve puntualizzare un aspetto essenziale: quello che è considerato nocivo a termini di legge in una certa regione del mondo può non esserlo in un’altra.

Quello che compri in Cina potrebbe non essere fuorilegge in quel paese dove vige la normativa GB/T 18401, ma esserlo in Europa in funzione della normativa REACH, oppure in California dove è presente la normativa Proposition 65.

In linea di massima le sostanze tossiche che possiamo trovare nei vestiti e nei tessuti sono queste:

  • Ammine aromatiche. Cancerogene derivanti da azo-coloranti, bandite in Europa a partire da inizio anni 90 ma che ancora si ricercano con assiduità e che talvolta ci fanno la sorpresa di essere presenti. E’ un elenco di 24 composti cancerogeni regolamentato al momento nella maggior parte del mondo (Cina compresa).
  • Alchilfenoli etossilati. In gergo chimico si indicano con l’acronimo APEO, gli etossilati, e AP, i non etossilati. Sono tensioattivi non ionici usati fino al 2007 in maniera massiva e che sono fortemente inquinanti per la fauna acquifera. Regolamentati solo in Europa (dalla Cina e da altri paesi arrivano spesso brutte sorprese).
  • Metalli pesanti. Possibili contaminanti dovuti alle tinture e/o alle vie di conservazione delle fibre. Ci sono circa 9 specie metalliche presenti negli indumenti di scarsa qualità e dubbia provenienza.
  • Dimetilfumarato. Forte antimuffa usato per preservare le fibre naturali durante lunghi periodi di stoccaggio. Ha il brutto vizio di essere un forte allergizzante.
  • Clorofenoli. Rientrano nella famiglia dei biocidi/pesticidi. Proprio per questa funzione possono trovarsi su fibre naturali in particolare cellulosiche. Talvolta sono scorie di produzione di taluni coloranti.
  • Ftalati. Composti usati come plastificanti per PVC Alcuni di questi sono mutageni. Sono regolamentati in Europa, in America e Cina (solo nei prodotti per bambini).
  • Coloranti. Allergenici e/o cancerogeni, regolamentati solo in Europa, sono un elenco di coloranti di varia natura.
  • Formaldeide. Viene usata come battericida nella produzione industriale di tessuti. Viene utilizzata anche nella tintura tessile per garantire maggiore stabilità ai lavaggi del tessuto.

Perché si usano sostanze tossiche nei vestiti?

Lavoratore indiano spruzza pesticidi nel campo senza mascherina
Le sostanze tossiche sono usate durante la coltivazione di una pianta, durante la produzione di un filato, ma anche durante la tintura o la stampa di grafiche. Ogni processo di lavorazione utilizza decine di sostanze tossiche che persistono nel tessuto, vengono assorbite dal nostro corpo e rilasciate nelle acque durante i lavaggi, per l’intero arco di vita di un indumento.

La natura non offre le migliorie che la ricerca industriale rende disponibili, un esempio pratico è la traspirabilità di un indumento: la fibra di cotone ha la sua tendenza naturale che le permette di assorbire un certo quantitativo di umidità (ambientale o corporea).

Se non usiamo additivi sintetici non possiamo sperare che questa migliori. Se invece usiamo un imbibente sintetico consentiamo alla fibra di estrarre più umidità dal corpo e quindi di rendere la stessa più disponibile all’evaporazione ambientale, di conseguenza ne aumentiamo la traspirabilità.

Lo stesso dicasi per qualsiasi altra funzione del materiale. Se vogliamo avere fibre tinte con coloranti naturali (cioè estratti da sostanze disponibili in natura) dobbiamo aspettarci che quelle tinture abbiano solidità scarse o addirittura scarsissime. Se non usiamo additivi sintetici non possiamo sperare di migliorarle.

Le stesse fibre possiamo però tingerle con coloranti di sintesi a cui impartiamo tutte le caratteristiche peculiari di cui abbiamo bisogno. Il problema è che la maggior parte di queste sostanze chimiche sono ancora molto tossiche per l’ambiente, anche se la scienza sta lavorando per renderle sempre più ecologiche, e l’innovazione tessile punta al riciclo e riutilizzo di qualsiasi risorsa.

Non possiamo quindi fare a meno delle sostanze chimiche sintetiche, ma possiamo lavorare per renderle NON tossiche. Allo stesso tempo possiamo rendere la produzione tessile meno dipendente dalle stesse e far si che si possano ridurre man mano le quantità utilizzate, migliorando anche il loro smaltimento.

Vestiti tossici, l’inquinamento nell’armadio (video)

Sostanze tossiche nei vestiti biologici

Vestiti senza sostanze chimiche L’agricoltura biologica si basa sul principio di combattere l’attacco delle piante mediante competitors naturali dei parassiti, piuttosto che con biocidi sintetici.

L’agricoltura biologica può rallentare l’attacco e magari contrastarlo, ma un biocida sintetico evita alla fonte che possa esserci un attacco perché demolisce gli agenti infestanti uccidendoli. Le fibre non risentono quasi per nulla (a meno di esagerare con le dosi) di queste sostanze e quindi la pianta cresce incontrastata e con una resa maggiore per ettaro di terra coltivata.

Le certificazioni biologiche escludono determinate sostanze tossiche anche dalla produzione, quindi se le aziende che producono tessuti biologici seguono gli standard imposti dalla stessa certificazione non troveremo sostanze tossiche analizzando i capi di origine biologica.

I vestiti biologici sono anche anallergici?

Per poter dare questa definizione servono test di tossicità in vivo (ovvero su persone) che ovviamente nessuno fa perché non ci sono i margini per finanziare queste analisi. Al limite si può dire che non sono presenti sostanze potenzialmente allergizzanti, c’è una certa differenza, e anche in questo caso nella maggior parte dei casi non ci sono test di conferma.

Specifichiamo questa cosa ogni volta che parliamo di questo argomento, visto che molti marchi che trattano abbigliamento biologico a volte abusano del termine “anallergico”.

Vantaggi di indossare abbigliamento biologico

Acquistare vestiti senza sostanze tossiche

Come abbiamo detto in precedenza scegliere prodotti made in Europa equivale ad acquistare prodotti che rispettano la normativa REACH, la quale esclude oltre 1000 sostanze tossiche pericolose per l’ambiente e per la salute umana. C’è anche da dire che questa normativa, pur non essendo il massimo, migliora di anno in anno aumentando il numero di sostanze bandite e diminuendo i margini per quelle tossiche ancora consentite.

In alternativa abbiamo le classiche certificazioni ambientali, come ad esempio OEKO-TEX, GOTS e Bluesign.

Non è facile trovare queste etichette nei capi di abbigliamento esposti nelle grandi catene di distribuzione, ne è facile trovarle nei negozi delle nostre città.

Potreste però usare la nostra applicazione ecoFashion, un motore di ricerca per la moda sostenibile con oltre 200 aziende registrate, scaricala per Android oppure iOS

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